Interazioni tra i cittadini in carcere 

Un’indagine sulla percezione dell'”alterità” in carcere
L’esempio del carcere di Montorio.

Progetto di ricerca multidisciplinare.

Responsabile del progetto: Dott.ssa Simona Marchesini

Responsabile scientifico: Dott.ssa Silvia Negrotti

Collaboratori: Dr. Sabaudin Varvarica, Dr. Vittorio Dell’Aquila

Periodo del progetto: 1 settembre 2013 – 31 marzo 2014

In collaborazione con il Penitenziario di Montorio – Verona e il Garante dei detenuti.

Sponsor: Fondazione Biondani Ravetta ONLUS

Patrocinio: Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziasia per il Triveneto, Ufficio dell’Esecuzione Penale Esterna di Verona; Università degli Studi di Verona.

Descrizione
Alteritas studia i modi e i termini dell’interazione tra gruppi umani nella storia e nello spazio. La ricerca mira a individuare e dimensionare i parametri di interazione come agenti di una possibile integrazione. Lo studio della percezione e del pregiudizio legati all’incontro con l’alterità sono temi fondamentali della ricerca. Inoltre, essa funge da strumento scientifico rigoroso e, allo stesso tempo, può essere facilmente accessibile e disponibile per qualsiasi ulteriore discussione.
In questo quadro Alteritas ha accolto la proposta, avanzata dalla Fondazione Biondani Ravetta e dal Garante dei detenuti del penitenziario di Montorio di Verona, di affrontare l’interazione tra le persone all’interno del carcere partendo dalla constatazione che il carcere, in una società moderna e globalizzata, ospita un numero sempre maggiore di detenuti provenienti da diverse aree geografiche, lingue, religioni, usi e costumi. Di conseguenza, rappresenta un osservatorio privilegiato per il presente studio.
I temi di indagine riguardano la provenienza geografica dei detenuti, la lingua parlata, la religione, le tradizioni e le usanze della vita quotidiana (cultura del mangiare, del bere, del vestire) all’interno e all’esterno del carcere, le relazioni interpersonali (dentro e fuori dal carcere: matrimoni, figli, personale penitenziario e non tolleranza verso l’altro). La rilevazione di questi parametri attraverso la conduzione di focus group (gruppi di conversazione di 8 persone ciascuno) mira a verificare alcuni aspetti culturali e la loro correlazione con la nascita del pregiudizio e il suo eventuale parziale o totale dissolvimento all’uscita dal carcere. Adottando la ricerca qualitativa (interviste a gruppi in carcere) si verificherà poi quali pregiudizi sono il marchio di fabbrica della vita comunitaria in carcere, in modo da poterne tracciare ed evidenziare la persistenza, la riduzione, la modifica nella vita fuori dal carcere.
Siamo lieti della collaborazione avuta durante il progetto con il gruppo di ricerca “The Inside-out Outside-in South African Prisons Interest Group” (https://www.unisa.ac.za), coordinato dai professori Eduard Fourie, Carien du Plessis e colleghi dell’Università del Sudafrica, che hanno aggiunto una breve nota sul loro lavoro nel nostro rapporto finale.